giovedì 15 novembre 2007


Il punto focale come metafora. Perché per ottenere una visione nitida, chiara,di quello che osserviamo comunemente diciamo che si: “deve mettere a fuoco”. Espressione usata nel campo dell’ottica, ma anche e soprattutto nella vita comune degli esseri umani. Ma affinchè questo avvenga, per far sì che la visione sia limpida e chiara debbono convergere nello stesso punto e nel medesimo istante alcuni importanti e ben distinti fattori. Se prendiamo ad esempio uno strumento ottico, un cannocchiale, o un microscopio, ci renderemmo subito conto che per ottenere da essi una visione chiara di ciò che stiamo osservando, sia esso infinitamente grande o infinitamente piccolo, dovremmo operare con essi in maniera tale da ottenere una perfetta messa a fuoco trovando di volta in volta un punto focale, in relazione all'oggetto osservato. I fotografi conoscono bene che cosa implica il trovare la “giusta” messa a fuoco. Quali sono i fattori che possono determinare un risultato ? Innanzitutto la luce, può sembrare una banalità, ma spesso non ci soffermiamo a riflettere su alcuni fenomeni che ci sembrano "scontati". Non potrebbe esistere nessun "punto focale", nessuna "messa a fuoco" in mancanza di luce. La luce ci permette di osservare, di vedere, di guardare, tutte cose che molto spesso facciamo in maniera superficiale, utilizzando solo una parte del nostro essere. Se vogliamo approfondire dobbiamo avvalerci di "strumenti" che possano aiutarci in questa direzione. In uno strumento ottico i raggi luminosi attraversando una lente, vengono scomposti continuando il loro viaggio con un angolo diverso, e se colui che ha "lavorato" la lente ha fatto un buon lavoro, questi raggi arriveranno ad intersecarsi esattamente ad una certa distanza in un unico infinitesimale punto.Quel punto e quell'istante in cui l’immagine ci appare nitidamente , dove lo spazio e il tempo si uniscono, è il “punto focale”. Quante volte nella nostra vita lo abbiamo cercato, quante volte ci è sfuggito, quante volte abbiamo sofferto per non averlo trovato, ci siamo irritati, abbiamo gioito, ci siamo stupiti, oppure ci siamo resi conto, che ciò che credevamo lo fosse, non lo era affatto, ripiombando così nell'oscurità dell' ignoranza, il peggior nemico dell’uomo. Oltre alla luce, un altro fattore necessario, è lo sforzo consapevole che si deve compiere nella ricerca di una chiara visione. Questo sforzo implica movimento, il movimento che un essere umano dovrebbe compiere con tutto il suo essere, materia, emozione, intelligenza. Corpo, cuore, mente , le nostre "lenti", che opportunamente "lavorate" possano "muoversi " armonicamente insieme. Questo permetterebbe di arrivare a convergere quei raggi di luce che costantemente le attraversano in un unico punto chiamato: "Consapevolezza", il nostro Punto Focale.

Credo che l' esistenza non si sviluppi attraverso un passato/presente/futuro,ma in un continuo infinito divenire di attimi di PRESENTE.

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